LA RIFLESSIONE | Povertà, fornire risposte senza girare come la farfalla intorno al lume

Molte famiglie hanno dovuto ritirare i figli dall’università. Altre hanno dovuto giocoforza abbandonare tutto e prendere la valigia in cerca di fortuna altrove

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di VINCENZO VARONE

Gli ultimi dati dell’Istat parlano chiaro. La povertà avanza ovunque, ma in particolare nella nostra regione, dove tutto è provvisorio e dove regna l’incompiuto nei fatti e nelle sostanza delle cose. E così alla viglia dell’estate sono sempre più numerose le famiglie che non possono permettersi più neppure due giorni di vacanza al mare o una semplice pizza con gli amici. Esigenze un tempo normali che per tanti oggi sono diventanti un verso e proprio lusso.

La realtà, purtroppo, è questa. Una realtà drammatica dove le parole di circostanza diventano quasi un’offesa a chi soffre le pene dell’inferno, perché non riesce a dare risposte alla figlia che chiede con insistenza un paio di scarpe nuove o al figlio che vorrebbe trascorrere una breve vacanza con gli amici, e a quanti pur mettendocela tutta non sanno più come fare per uscire dall’angolo buio delle privazioni in cui la società li ha fatti finire. Un lungo elenco dove figura gente che ha perso il lavoro dalla sera alla mattina e quanti un’occupazione,soprattutto tra le giovani generazioni, non l’hanno di fatto mai avuta. Storie di ordinaria disperazione,spesso nascoste, che in molti vivono silenziosamente nel chiuso della proprie case contorcendosi in ogni ora del giorno il cervello perché non sanno come far fronte neppure alle esigenze minime del vivere quotidiano che vanno dal cibo al vestiario, soprattutto per i figli; dalle cure mediche, fino ai soldi necessari per far fronte al pagamento della bollette della luce, del gas e all’affitto della casa. Molti hanno dovuto ritirare i figli dall’università. Altri hanno dovuto giocoforza abbandonare tutto e prendere la valigia in cerca di fortuna altrove.




Un prete alza le braccia e conferma questo stato di cose che rappresenta un’offesa per tutta la società : “I poveri - ci dice - sono ormai, centinaia. Spesso si tratta di genitori che hanno notevoli difficoltà ad affrontare le esigenze minime quotidiane ma che per pudore hanno difficoltà a manifestare questa loro condizione anche a chi potrebbe offrire loro un mano di aiuto. Uomini e donne, in larga parte sulla cinquantina - continua il sacerdote- che dopo avere superato il disagio del primo incontro chiedono piccoli aiuti, ma soprattutto un posto di lavoro qualsiasi. Noi facciamo quello che possiamo, ma le richieste ormai - conclude il parroco - sono davvero tante”.

Ed un volontario di un’associazione impegnata da anni nel sociale aggiunge: ”Sono tantissime le famiglie che hanno bisogno di essere aiutate,più di quanto si possa immaginare. Non dare risposte - aggiunge - significa creare solitudine ed emarginazione. Ad ognuno di noi,quindi, il compito di offrire ascolto alle loro esigenze e forme di sostegno adeguate”. Un uomo sulla cinquantina che corre lungo il parco urbano di Vibo Valentia è deluso e amareggiato. “Non ho - afferma - più un lavoro. Avevo un sussidio, ma mi è stato revocato per un cavillo burocratico. Aspetto risposte ma nessuna quando hai un problema ti degna di attenzione. Chiedo ma nessuno mi fornisce risposte. Mi sento - continua - completamente abbandonato al mio destino”. L’uomo riprende, quindi, a correre in preda al dolore con parole di rabbia verso la politica che predica bene e razzola male. Altra testimonianza di ordinaria disperazione è quella di una giovane donna. “Mio marito – afferma - è stato licenziato quasi in tronco a causa della crisi. Abbiamo due figli e il mutuo da pagare. Ho assolutamente bisogno di un lavoro perché non riusciamo proprio in alcun modo ad andare avanti. Credetemi - conclude la giovane donna - non so più che fare”. Storie di una tristezza infinita che fanno male al cuore e allo spirito. Storie di povertà a cui bisogna dare risposte. Risposte vere nei fatti e nella sostanza e senza girare come la farfalla intorno al lume.

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