Cronaca

Terrorismo, Dda Catanzaro indaga su Islam radicale

Ulteriormente alzato il livello di attenzione sul rischio infiltrazioni di cellule terroristiche sul territorio. Occhi dei servizi segreti puntati sulla moschea di Sellia

C’è una ricerca pubblicata poche settimane fa e condotta dall’istituto Demoskopica che svela quali sono le regioni italiane più esposte al rischio attentati. In testa ci sarebbero Lombardia e Lazio, seguite da Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. Una sorta di top-five del terrore. In realtà l’allarme terrorismo riguarda tutto il territorio nazionale senza alcuna distinzione geografica. Il livello di allerta è massimo anche in Calabria dove il ministero dell’Interno ha già provveduto ad informare le Prefetture sul protocollo da seguire. Elevati i controlli nei punti sensibili. La nostra regione è infatti considerata a rischio essendo uno dei principali ingressi dell’immigrazione clandestina e quindi soggetta a possibili infiltrazioni.

L’informativa. Mobilitati i servizi segreti che in questo momento ricoprono ovviamente un ruolo fondamentale per la sicurezza in Italia. Gli 007 hanno già trasmesso una relazione dettagliata al Governo e nel focus dell’intellingence italiana un capitolo rilevante è occupato dalle moschee. Una delle più “pericolose”, secondo il dossier dei servizi, si trova proprio a Sellia Marina, già salita alla ribalta della cronaca giudiziaria qualche anno fa. Nel comune catanzarese la comunità musulmana è fortemente radicata ed è sensibilmente cresciuta.

L’inchiesta. Già nel 2011 l’attenzione degli inquirenti si era concentrata sul piccolo paese della costa jonica catanzarese. Un’operazione della polizia aveva portato in manette tre persone tra cui l’imam della moschea e suo figlio. Durante le perquisizioni furono rinvenuti video utilizzati per spiegare dettagliatamente le tecniche per diventare un cecchino, per realizzare una cintura esplosiva per azioni kamikaze e preparare ordigni capaci di far saltare anche i mezzi militari. L’inchiesta, peraltro, nei mesi scorsi ha subito i colpi della Corte di Cassazione che aveva disposto la scarcerazione dei tre sostenendo che “il terrorismo virtuale, fatto di manuali e corsi di formazione, finalizzati a formare il perfetto terrorista, capace di puntare e colpire l’obiettivo da infallibile cecchino, così come di preparare e utilizzare l’esplosivo, non è reato”, e rilevando poi che “nessun elemento consentiva di poter asserire, se non surrettiziamente, che i tre indagati avessero realizzato una scuola di preparazione ed esercitazione per il compimento di azioni terroristiche”. Dopo questa vicenda giudiziaria peraltro uno dei tre indagati, il figlio dell’imam di Sellia Marina si sarebbe spostato in Siria per combattere tra le fila degli estremisti islamici, restando ucciso in un conflitto a fuoco.

Jihad calabrese. Il livello d’attenzione è massimo anche dopo quanto accaduto nel carcere di Rossano. Quattro terroristi islamici detenuti nella sezione speciale appena hanno saputo dell’attentato terroristico in Francia hanno esultato al grido di “Viva la Francia libera”. Nell’istituto cosentino sono detenuti 21 musulmani considerati pericolosi terroristi, alcuni dei quali segnalati come appartenenti a cellule vicine ad Al Qaeda. Aumentati i livelli di controllo e di sorveglianza. Il carcere di Rossano è ritenuto “obiettivo sensibile”

Isis e ‘ndrangheta. Preoccupato anche il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria: “Al momento non emergono collegamenti tra ‘ndrangheta e terroristi, ma ritengo che questo sia un campo investigativo da approfondire per la Dda di Reggio Calabria”. Queste le parole di Federico Cafiero de Raho che poi ha aggiunto: “Vi sono alcune indagini in materia in corso di sviluppo.
Di eventuali legami tra ‘ndrangheta e terroristi, dunque, al momento non si ha prova, ma secondo il capo della Procura reggina non è un’ ipotesi inverosimile: “Non abbiamo evidenza al momento di collegamenti con la ‘ndrangheta, per quanto personalmente – spiega – ritengo che questo sia uno dei campi investigativi che vanno sicuramente approfonditi proprio perchè il terrorismo internazionale troverebbe nella ‘ndrangheta un alleato particolarmente utile, sia per le coperture dal punto di vista territoriale sia per il tornaconto che la stessa ‘ndrangheta potrebbe avere per le forniture di droga e armi”.

Controlli della Dda di Catanzaro. La Procura distrettuale antimafia di Catanzaro ha dal canto suo ulteriormente alzato il livello di attenzione sul rischio infiltrazioni di cellule terroristiche sul territorio di sua competenza. Secondo quanto apprende l’Agi, la Dda e i reparti investigativi delle forze dell’ordine stanno lavorando in stretta sinergia riesaminando le emergenze emerse in indagini passate. Già da tempo la Procura catanzarese indaga sugli ambienti dell’Islam radicale. Nel marzo scorso la sezione antiterrorismo della Digos aveva sequestrato (provvedimento poi annullato dal Tribunale del Riesame) computer, notebook, smartphone, sim card, libri e documentazione varia, n molti casi in lingua araba, a tre giovani marocchini accusati di associazione con finalità di terrorismo. Secondo gli investigatori, i tre avrebbero preso parte ad attività di proselitismo o divulgazione di ideologie finalizzate all’arruolamento a organismi di natura terroristica, anche internazionale. Punto di incontro sarebbe stata proprio la piccola moschea di Sellia Marina, nel Catanzarese, inserita lo scorso anno nell’elenco dei siti a rischio redatto dai servizi segreti italiani. La mobilitazione degli organi di polizia, in tutto il territorio del distretto catanzarese, è dunque massima.

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