IL COMMENTO/ Un film già visto: in scena la politica degli annunci

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Mobilitazione contro il taglio della Prefettura: le responsabilità di una classe politico-istituzionale che continua a vivacchiare sulle macerie di un territorio devastato

di MIMMO FAMULARO

Il copione è sempre lo stesso. C’è un Governo che continua ad usare le forbici e a tagliare senza trovare ostacoli nell’impalpabile classe dirigente locale. Dopo aver svuotato la Provincia, adesso ci prova con la Prefettura. Risparmiare per far quadrare i conti: questa la logica di un Governo sempre più lontano dalle esigenze e dai bisogni dei cittadini, specie se questi cittadini abitano in periferia, lontano dai centri di potere. Poco importa se la sforbiciata colpisce un territorio tra i più poveri d’Europa e con il tasso di criminalità tra i più alti in Italia. Vibo è un puntino impercettibile sulla cartina geografica italiana, troppo piccola e mal rappresentata per essere salvata.

Politica non pervenuta. L’indifferenza del Governo nei confronti di questo territorio è acclarata dai fatti. Non è il momento di guerre tra poveri, ma il diverso trattamento che Renzi e soci riservano a Crotone rispetto all’antica Hipponion è emblematica della scarsa consistenza della classe politico-istituzionale del Vibonese. Esiste a Roma un caso Vibo? Il deserto economico, sociale e culturale che attanaglia questo territorio viene preso in considerazione nei salotti capitolini? I fatti dicono di no e certificano quanto debole sia stata fin qui l’azione politica praticata da chi questo territorio lo dovrebbe rappresentare. La protesta di oggi sembra quindi un film già visto. La città resta avvolta in una nube di indifferenza. Tant’è che alla mobilitazione contro il taglio della Prefettura era stato invitato anche il governatore Mario Oliverio che non si è presentato. Un’assenza pesante. Come quella di tutta la sua giunta. Un ulteriore messaggio negativo per un territorio sempre più in agonia e sempre più in crisi istituzionale: abbandonato, isolato e, soprattutto, mal rappresentato.

“Nanismo” istituzionale. A colmare questo vuoto sarà sufficiente l’iniziativa, pur apprezzabile, di un sindaco deciso a cavalcare l’onda del civismo, senza riferimenti politici di rilievo e snobbato dai partiti? A proposito di partiti, Vibo e la sua provincia pagano la presenza di parlamentari dal “peso piuma” che in piazza fanno finta di stare con i propri concittadini, alzano la voce e gonfiano il petto e a Montecitorio votano contro l’interesse del territorio che rappresentano. Gente che per arrivare al Ministero dell’Interno ha bisogno del navigatore satellitare. Segno dei tempi che cambiano. Vittima di tanta pochezza, di scarso peso specifico, Vibo è costretta a rimpiangere Antonino Murmura, il padre della Provincia. Quella attuale è la parabola discendente, figlia di un declino alimentato per 20 anni. Giusto il tempo che venissero meno i “giganti” della tanto vituperata “Prima Repubblica” e si facesse strada un “nanismo” politico-istituzionale mai visto nel secondo dopoguerra. Improvvisatori che in eredità lasciano alle future generazioni più corruzione, più debiti, più macerie.

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