Cronaca

Le mani della ‘ndrangheta sui contributi regionali, soldi anche ad una detenuta al 41 bis (VIDEO)

Avrebbe percepito contributi per quasi 60mila euro nonostante fosse in regime di carcere duro. Per gli inquirenti parte dei proventi venivano utilizzati per il pagamento degli avvocati di un pluriergastolano

La 'ndrangheta reggina avrebbe beneficiato dei contributi economici erogati dall'Arcea, l'Agenzia della Regione Calabria per le erogazioni in agricoltura. Centinaia di migliaia di euro finite nelle casse dei clan che attestavano falsamente lo svolgimento dell'attività imprenditoriale e il possesso di requisiti soggettivi previsti per legge. E' quanto emerge dall'inchiesta che questa mattina ha portato all'arresto di sette persone (più un obbligo di presentazione alla Pg), accusate di essere vicini ai sodalizi della 'ndrangheta reggina: dai Gallico di Palmi agli Alvaro di Sinopoli fino ai Lo Giudice di Reggio Calabria e ai Laganà-Caia di Seminara.




La detenuta-imprenditrice al 41 bisTra i beneficiari c'era anche Teresa Gallico, 70 anni, detenuta al 41 bis, il carcere duro. Eppure - scrivono gli inquirenti - lei, come altri sottoposti a misure di prevenzione personale o condannati per delitti di criminalità organizzata, grazie alla complicità degli incaricati di pubblico servizio del consorzio olivicolo "Conasco", sarebbe riuscita a proporsi ad Arcea come imprenditrice agricola in attività. Sono diverse le anomalie formali e sostanziali che emergono dall'indagine condotta dai carabinieri sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. In alcuni casi sarebbero stati persino soppressi documenti che, per legge, avrebbero dovuto essere custoditi dagli stessi incaricati di pubblico servizio.
In particolare Teresa Gallico, sebbene detenuta dal 2010 a seguito dell'operazione "Casa Mia", avrebbe percepito ininterrottamente contributi per complessivi 59mila euro in qualità di titolare di un'impresa individuale di fatto inattiva da poco tempo dopo il suo arresto. Per gli inquirenti tutto è stato possibile proprio grazie alla complicità dei dipendenti della Conasco, che hanno attestato falsamente la presentazione della domanda da parte dell’interessata e intenzionalmente omesso di informare l’organismo pagatore del suo stato detentivo. "Gli accertamenti bancari - spiegano gli inquirenti - consentivano di appurare che parte dei proventi venivano indirizzati al pagamento degli onorari degli avvocati di Domenico Gallico, pluriergastolano al vertice della omonima cosca.

Interdetta. La Conasco Scarl è stata sottoposta alla misura cautelare dell’interdizione dall’esercizio dell’attività di assistenza agricola e sono stati eseguiti sequestri per equivalente delle occorrenze finanziarie degli indagati per una somma complessiva di oltre 220.000 euro.