Economia & società

Un nuovo pesce invade i fondali del Tirreno calabrese. Ecco il vermocane, urticante e velenoso (FOTO)

Se viene stuzzicato è capace di rilasciare contro le prede o le persone delle spine a forma di uncino che si incastrano nella pelle rilasciando del veleno

E’ un verme marino, lo chiamano vermocane e ha trovato il suo habitat ideale nel Tirreno, tra la Calabria e la Sicilia. Per gli esperti è il polichiete errante Hermodice carunculata. Si tratta un pesce che può causare problemi a chi lo tocca. Se viene stuzzicato è capace di rilasciare le sue spine contro le prede o le persone. Spine a forma di uncino che si incastrano nella pelle rilasciando del veleno. Piccolo ma pericoloso.

Lungo i fondali rocciosi delle due regioni è stata registrata negli ultimi anni una crescita esponenziale del vermocane che oggi ha praticamente invaso i fondali, mettendo a repentaglio la biodiversità autoctona. Un vermetto che si presenta elegante ma che è provvisto di morbide setole bianche altamente urticanti. “Tant’è che – spiega il biologo marino vibonese Fabrizio Fabroni – i minuscoli aculei si conficcano nelle pelle del malcapitato provocando, tramite l’azione di una tossina, irritazioni simili a quelle delle meduse luminose”. Si tratta di una sostanza tossica formata da una neurotossina, può provocare dolore, irritazioni e in alcuni casi anche nausea e vertigini.

Originario dell’Atlantico e diffuso nel mar dei Caraibi, nell’oceano Indiano e lungo le coste del Nord Africa, il vermocane è pian piano arrivato nel Mediterraneo (analoga importante distribuzione è stata segnalata anche a Malta). Se non fosse per l’allarmante riproduzione – che potrebbe essere legata ai cambiamenti climatici o alla scomparsa di specie marine antagoniste – il ruolo ecologico verme marino sarebbe molto importante in quanto è in grado di riciclare qualsiasi composto organico. “Il vermocane – sottolinea Fabroni – è un saprofita e un opportunista, ovvero si nutre di organismi morti e si adatta a quello che trova nell’ambiente in cui vive, ma oggi si è scoperto che è anche un abile predatore infatti si ciba di numerosi organismi che caratterizzano i fondali rocciosi. Questa sua rapida e consistente diffusione potrebbe però, in breve tempo, creare degli enormi danni sulla biodiversità innescando importanti squilibri ecologici”.

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