Quanta retorica può contenere un servizio giornalistico che si intitola “come sconfiggere la ‘ndrangheta“? Tanta, di solito. Eppure la ricetta dei vibonesi contro la criminalità organizzata è più concreta che mai. A due anni dalla maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta vibonese Rinascita Scott – scattata il 19 dicembre 2019 – Vibo ha infatti capito di essere a un bivio cruciale: o si cambia davvero o si torna (più o meno) al punto di partenza. Sembra scontato ribadirlo ma spesso si dimentica che Rinascita – insieme alle altre operazioni – non ha sconfitto la ‘ndrangheta. È ancora viva, presente, e probabilmente si sta riorganizzando per rovinare la vita dei cittadini del Vibonese. Basti pensare alle recenti numerose intimidazioni (a Pizzo, Stefanaconi, Maierato e Vibo) e a qualche colpo di pistola di troppo esploso nelle strade della città.
Quindi, che si fa? Lo abbiamo chiesto a un politico, un’insegnante, un sacerdote e una giornalista. Perchè la lotta alla ‘ndrangheta deve coinvolgere tutti e non può essere delegata solamente alla Procura. Con una parola d’ordine: concretezza. La retorica dell’antimafia fatta di convegni, targhe, belle parole e anniversari non può infatti essere più sufficiente. Serve che tutti (tutti) i cittadini vibonesi si rendano conto che quanto fatto fin’ora non è bastato, e che passato il “frastuono” iniziale di Rinascita Scott – e l’entusiasmo dei primi mesi – adesso si rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti. E questo, Vibo, non se lo può permettere.