Cronaca

Superlatitante vibonese coi santini in tasca che si muoveva con i mezzi pubblici

L'arresto eclatante apre uno scenario importante. Con sè aveva un documento riconducibile ad una persona del Vibonese

Pasquale Bonavota, il superlatitante della ‘ndrangheta scovato a Genova e inserito fra i quattro ricercati più pericolosi d’Italia, è stato da settimane assicurato alla giustizia. Nel momento del suo arresto, gli inquirenti hanno trovato alcuni santini e un telefono cellulare intestato a un’altra persona nelle sue tasche. La procura di Catanzaro ha coordinato le indagini dei carabinieri, che stanno valutando la possibilità di aprire un fascicolo sugli eventuali fiancheggiatori genovesi.

Gli investigatori del nucleo operativo di Genova e dei Ros, riporta la Gazzetta del Sud, hanno fatto una perquisizione nell’appartamento di San Teodoro, dove Bonavota si nascondeva da alcuni mesi. Qui hanno trovato documentazione sanitaria, che il boss avrebbe utilizzato per visite mediche di routine. Gli inquirenti stanno cercando di scoprire chi gli abbia fornito i documenti di identità, almeno quattro, poiché quello trovato in tasca era intestato a un uomo di Sant’Onofrio realmente esistente.

Bonavota era stato ricercato dai carabinieri dal 2018, quando si sottrasse alla cattura dopo una condanna per omicidio, e poi dal dicembre 2019, quando sfuggì nuovamente all’arresto nell’operazione Rinascita-Scott. Anche se Bonavota è stato assolto in appello per il reato di omicidio, su di lui continuava a pendere un’ordinanza emessa dal gip di Catanzaro su richiesta della Dda guidata da Nicola Gratteri, poiché ritenuto la mente della cosca. Era l’unico ancora latitante dell’inchiesta Rinascita-Scott.

Nell’appartamento genovese sono stati trovati una decina di cellulari con sim intestate a stranieri, e i carabinieri stanno effettuando perquisizioni in altre zone d’Italia e analizzando il materiale informatico sequestrato, tra cui oltre 20mila euro in contanti, per individuare la rete di fiancheggiatori di Bonavota. Si sa che aveva affittato l’appartamento tramite un’agenzia e che la moglie, insegnante in una scuola genovese, vive in un altro quartiere. Pare che il latitante si muovesse con i mezzi pubblici, visto che in casa gli hanno trovato diversi abbonamenti.