Attualità

L’INTERVENTO – Per non offendere, ulteriormente, la memoria di Giulia Cecchettin

"La violenza sulle donne non conosce tregua né distinzioni di titolo di studio o fascia sociale"

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Aveva solo 22 anni Giulia, a un passo dalla laurea, piena di vita, buona famiglia alle spalle, brava ragazza; esattamente come il suo assassino. La violenza sulle donne non conosce tregua né distinzioni di titolo di studio o fascia sociale.

La crudeltà, seguita dal dolore, si fa strada nelle cronache quotidiane con cifre raggelanti: 104 donne assassinate dal 1° gennaio 2023 ad oggi. I problemi sono molteplici e vanno necessariamente messi in fila se si vuole avviare un serio processo – lungo e tortuoso – che porti alla eliminazione della violenza sulle donne.

• Il problema è che la verità – sempre presunta – è faticosa e complessa, o meglio è faticosa perché complessa; e per raggiungerla l’estemporaneità non serve. La ricerca seria della risoluzione di siffatti problemi esclude sciocchi like.
• il problema è insegnare (per abituarsi all’idea) che una storia d’amore può finire, che si può essere rifiutati, che quando nella vita si cambia non è un dramma; che non si è proprietari di nessun essere umano, men che meno di una vita;
• il problema è che questa ammirevole idea pedagogica, dovrebbe quotidianamente essere presente in ogni attività scolastica;
• Il problema è che non bisogna partire dalla secondaria di 1° o di 2° grado – a quelle latitudini la maggior parte dei danni sono già stati fatti – ma nelle prime classi della primaria se non, meglio, nella scuola dell’infanzia;
• il problema è che l’idea pedagogica precedentemente cennata, stride con un approccio educativo ancora vittima di verifiche scritte ed orali, ormai interamente improntato alla performance, alle pagelle di Eduscopio, alla rincorsa della buona valutazione in insulsi test, alla costruzione di CC.VV. infarciti di master ed attestati: senza fisiologici intoppi, inevitabili cadute, normali traumi, scontati ritardi;
• il problema è il disturbo bipolare che angustia la nostra quotidianità, la voragine che separa quello che si dice da quello che si fa;
• il problema è il patriarcato imperante (al netto di infantili polemiche politiche) che oscura le nostre menti, anche quello che si ostina con l’inasprimento delle pene – previa conferenza stampa – anziché puntare su parità di genere (con o senza “underdog”) ed Educazione sentimentale (anche senza aver letto Flaubert).

C’è bisogno di una coscienza collettiva, che oltrepassi fiaccolate, minuti di silenzio o di rumore, conferenze e scarpe rosse: c’è da combattere una battaglia quotidiana sul piano educativo. È giusto essere molto severi contro gli assassini tutti e di donne nella fattispecie, ma l’ennesimo “giro di vite” servirà a poco; bisogna salvare vite, non stringere le viti!

L’inasprimento delle pene ed i nuovi codici varati nei periodi precedenti, non hanno prodotto risultato alcuno; il problema, prima che repressivo, è culturale.
E’ urgente avviare una precocissima semina nella scuola e in tutti gli ambienti che con essa interagiscono, evitando divisioni legate a fondamentalismi (politici, partitici o religiosi).

L’educazione è la sfida da affrontare affinché la fine di Giulia abbia un senso; prima lo capiremo, prima smetteremo di piangere lacrime amare.

Alberto Capria, dirigente scolastico di Vibo Valentia

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