Cronaca

‘Ndrangheta nel Vibonese, Mantella e quei quattro “ladri di mucche”

L'ex affiliato al clan: "Uccidere una donna per onore è doveroso"

pentito collaboratore di giustizia

Nell’ultima udienza del processo “Maestrale”, svoltasi nell’aula bunker di Lamezia Terme, il collaboratore di giustizia Andrea Mantella è stato controesaminato dall’avvocato Tommaso Zavaglia. L’operazione “Maestrale-Carthago” ha messo in luce le aree di interesse delle ‘ndrine nel Vibonese.

L‘interrogatorio. Zavaglia ha interrogato Mantella sulla vicenda di suo cugino Gangitano, affiliato alle cosche dei Lo Bianco-Barba e ucciso nel 2002. Mantella ha spiegato che la ‘ndrangheta esclude omosessuali o persone con “macchie d’onore”. Chi commette uno stupro deve pagare con la morte o essere degradato. L’uccisione di una donna per motivi di onore è inevitabile, mentre uccidere un bambino è inaccettabile.

Nuove rivelazioni.  Zavaglia ha chiesto a Mantella se conoscesse Benito Tavella, uno degli imputati. Mantella ha detto di conoscerlo solo di nome, aggiungendo che Pasquale Pititto definiva i Tavella come “quattro ladri di mucche”. Mantella ha negato di aver riferito che Pititto fosse dietro l’omicidio di Michele Tavella, ma ha confermato l’astio tra Pititto e la famiglia Tavella.

Tentativo di sterminio. Il pentito ha confermato che volevano uccidere Michele Tavella e la sua famiglia, ricordando un agguato. Ha spiegato che Scrugli voleva uccidere solo Michele Tavella, mentre Pititto voleva sterminare l’intera famiglia per vendetta. Ha concluso dicendo di conoscere solo di nome Fortunato Tavella, coinvolto nel traffico di droga e abigeato.

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