Cronaca

‘Ndrangheta nella Capitale: le ingerenze della cosca vibonese (NOMI)

La conversazione intercettata riflette il livello di compromissione e la violenza potenziale all'interno delle dinamiche mafiose coinvolte nel controllo del mercato petrolifero

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Il 24 maggio 2019, gli inquirenti dell’Antimafia di Roma hanno intercettato una conversazione tra Roberto Macori e Antonio Brigandì, due figure chiave nell’inchiesta della Dda sul business petrolifero e gli interessi delle consorterie criminali a Roma, incluse la ‘ndrangheta calabrese. Macori è stato arrestato e Brigandì è indagato.

Nella conversazione Macori esprime la sua intenzione di usare la violenza contro Andrea Betrò, un commercialista di Tropea e anch’egli indagato, per risolvere i conflitti interni al cartello criminale. Gli inquirenti notano che Macori e Brigandì discutono delle dinamiche con cui la mafia romana protegge gli investimenti economici delle principali organizzazioni mafiose italiane, come la cosca Mancuso, rappresentata a Roma da Brigandì.

Macori e Brigandì esprimono frustrazione verso Piero Monti e Andrea Betrò, accusati di non rispettare gli accordi sugli utili destinati a loro e alle famiglie mafiose. La tensione è tale che Macori suggerisce di chiamare le forze dell’ordine per intimidire Betrò. Brigandì, consapevole delle potenziali conseguenze di coinvolgere formalmente le cosche calabresi, sottolinea che finora ha cercato di evitare uno scontro diretto.

Le indagini rivelano che Macori, Monti e Brigandì sono coinvolti nella “Max Petroli”, una rete complessa di imprese usata per riciclaggio e altre attività illecite. Secondo gli inquirenti, Monti avrebbe cercato di proteggersi collaborando con le autorità, un’azione vista con sospetto da Macori e Brigandì. Brigandì indica che l’intervento delle cosche calabresi sarebbe l’ultima risorsa, poiché queste vantano crediti da riscuotere.

La conversazione intercettata riflette il livello di compromissione e la violenza potenziale all’interno delle dinamiche mafiose coinvolte nel controllo del mercato petrolifero a Roma, dove le consorterie criminali si contendono il potere e i profitti.

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