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Alla scoperta del monastero di Soreto tra storia e leggenda

Questo pomeriggio appuntamento con la delegazione vibonese del FAI. Prevista la partecipazione del presidente dell’archeoclub Anna Murmura

Generico luglio 2024

Un campo di ulivi bianchi, un eremo, una antica chiesetta impreziosita da opere d’arte. Questa l’incantevole cornice che ospiterà il terzo appuntamento organizzato dalla delegazione del FAI (Fondo Ambiente Italiano) di Vibo Valentia, previsto per oggi, domenica 28 luglio. A partire dalle 16.30, i volontari del FAI accoglieranno i visitatori e li guideranno alla scoperta dell’antico sito religioso. Per partecipare all’evento è previsto un contributo di 3 euro.

Si tratta delle imponenti rovine del convento edificato nei pressi dell’antica città di Soreto a pochi chilometri dal paese di Dinami.

La storia della costruzione del convento è avvolta da un alone misterioso. Si pensa, infatti, che il frate agostiniano, beato Francesco Marino di Zumpano,in provincia di Cosenza, avesse fatto edificare l’antico monastero, con l’aiuto dal conte Giancola Conclubeth di Arena. La costruzione fu avviata nel 1490 ed era dedicata a Santa Maria de Jesu. Si tramanda ancheche la costruzione per motivi ancora oggi oscuri rimase incompiuta, probabilmente per una maledizione fatta proprio dal beato Francesco da Zumpano. Ad opera quasi ultimata il nuovo conte Gianfrancesco, figlio del precedente, molto devoto a San Francesco di Paola, tolse il convento agli agostiniani per concederlo ai minimi di San Francesco di Paola. Si racconta, quindi, che fu talmente grande il dispiacere del Beato Francesco da Zumpano, tanto che mandò una maledizioneaffinché il luogo divenisse “Nidu di ciavuli” (nido di corvi o cornacchie).

La visita accompagnata sarà a cura dei volontari del FAI con la partecipazione del presidente dell’archeoclub di Vibo Valentia, Anna Murmura, e dell’architetto Sabrina Albanese.

Tra storia, fede e natura sarà, quindi, possibile anche vedere il moderno eremo e le preziose testimonianze artistiche della sua chiesetta. Ma non finisce qui. Si potrà, infatti, fare un passeggiata nel vicino campo di ulivi bianchi, unico nel suo genere, scoprendo le peculiarità di questa “mistica” pianta, nota sin dai tempi più antichi, e si potrà ammirare un maestoso albero monumentale che risale all’epoca di san Francesco di Paola.

L’ulivo bianco (leucocarpao ulivo della Madonna) è un albero sacro dell’antichità, originario dell’antica Grecia e coltivato in Calabria sin dall’alba dei tempi. Lo studio sull’ulivo bianco e sulle sue caratteristiche si deve dell’archeologa Anna Rotella. Per quanto è stato possibile desumere nel corso della ricerca svolta dall’archeologa, questa pianta produce un olio particolarissimo, dalla consistenza dell’olio di semi e molto trasparente e piccante, che è noto in Calabria per essere stato utilizzato per alimentare le lampade all’interno delle chiese.

L’intento del FAI è, pertanto, quello di far riscoprire un antico sito religioso ancora particolarmente suggestivo per la sua storia, per la bellezza naturalistica e paesaggistica che lo circonda e per l’atmosfera leggendaria che lo avvolge.

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