Cronaca

Ancora un suicidio dietro le sbarre: “È una carneficina”

A nulla sono valsi i soccorsi. Insorge il sindacato di polizia penitenziaria

carcere

“Trent’anni circa, italiano, è stato rinvenuto impiccato stamattina nella sua cella del reparto G12 della casa circondariale di Roma Rebibbia, a nulla sono valsi i soccorsi”. Lo rende noto Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, spiegando che “si tratta del 59esimo suicidio di un detenuto dall’inizio dell’anno, cui bisogna aggiungere i 6 appartenenti alla Polizia Penitenziaria che si sono tolti la vita. Molti, peraltro, i decessi di cui non è nota la causa”.

De Fazio parla di “una carneficina che ha evidenti responsabilità politiche e amministrative: 14.500 detenuti in più rispetto ai posti disponibili, 18mila unità mancanti alla Polizia penitenziaria, carenze nell’assistenza sanitaria e psichiatrica, illegalità diffusa e disorganizzazione imperante non si possono affrontare con le chiacchiere del Governo, cui assistiamo anche in queste ore. Il commissario straordinario all’edilizia penitenziaria è già fallito negli anni passati e di certo, anche questa volta, per stessa ammissione del Guardasigilli, Carlo Nordio, non potrà produrre effetti, se non a lungo termine. Se il Governo Meloni proprio voleva aggiungere un commissario straordinario ai 59 già nominati, poteva prevederne uno all’emergenza carceraria, che si occupasse anche di assunzioni e di scuole di formazione, anziché tagliare irresponsabilmente la durata dei corsi per gli agenti a 60 giorni effettivi”. In mancanza di interventi “immediati ed efficaci”, secondo il segretario della Uilpa penitenziari, “nelle prossime settimane potrebbe accadere di tutto. Governo, ministero della Giustizia e Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ne avrebbero la piena responsabilità”.

“Negli ultimi 10 giorni ci sono stati cinque suicidi nelle carceri italiane. Ai suicidi tra i detenuti si aggiungono quelli tra gli agenti della polizia penitenziaria a manifestare un sistema malato, che non solo non risponde ai dettami della Costituzione, ma ha trasformato il carcere in luoghi invivibili per tutti quelli che li frequentano: detenuti, agenti, personale sanitario, personale civile, volontari. Non c’è più tempo: tutti ascoltino il grido di dolore del carcere” afferma Paolo Ciani, segretario di Demos.

Un’altra sconfitta dello Stato di diritto, che dovrebbe far vergognare tutti, perché il carcere è diventato il luogo in cui si perde ogni speranza, senza alcuna possibilità di riabilitazione per tornare in società. Il contrario di quanto afferma la nostra Costituzione. Eppure, la destra al governo continua sulla strada fallimentare delle misure securitarie e se ne vanta: più carcere per tutti. Nuovi reati, aumenti delle pene e limiti al ricorso alle misure alternative. L’esatto opposto di ciò che serve per svuotare le carceri, una delle principali cause di suicidio”. Lo afferma la senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi che proprio in carcere perse il fratello Stefano.

“L’ultimo provvedimento, ora in discussione in Senato, è talmente audace nel risolvere il problema principale delle carceri italiane da non citare neanche la parola ‘sovraffollamento’ – osserva ancora la parlamentare di Avs – è avvilente, cosi’ come è avvilente la totale mancanza di confronto con le opposizioni, che ci ha portato perfino ad abbandonare i lavori in commissione. Quella che chiamano certezza della pena non è altro che più insicurezza per tutti, perché nelle carceri si muore per mancanza di spazio, di aria, di assistenza sanitaria e psicologica, e per disperazione”. “Servono misure alternative alla detenzione, ridurre gli ingressi per i reati minori. Alleanza Verdi e Sinistra si batte per questo nelle aule e nelle piazze, per mettere la parola fine all’inutile propaganda del governo Meloni e ristabilire un po’ di umanità”, conclude Cucchi. (Agi)

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