Cronaca

‘Ndrangheta, il capo disposto a sparare e gettare le vittime in pasto ai maiali (NOMI)

È stato descritto come un leader senza scrupoli, capace di mantenere il controllo sulle attività illecite della cosca,

Generico agosto 2024

Domenico Alvaro, noto come “Zi Micu,” classe ’81, è considerato il capo della cosca Alvaro, un’importante famiglia criminale della ‘ndrangheta calabrese. Figlio di Giuseppe Alvaro, alias “u Trappitaru,” Domenico è stato descritto come un leader senza scrupoli, capace di mantenere il controllo sulle attività illecite della cosca, nonostante le numerose indagini e arresti che hanno coinvolto i membri del clan.

L’inchiesta “Fata Verde” della Dda di Reggio Calabria ha rivelato il coinvolgimento di Domenico Alvaro in un vasto giro di coltivazione, produzione, commercializzazione e traffico di cannabis, che ha interessato vari comuni della provincia di Reggio Calabria, inclusi Sinopoli, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Taurianova, San Procopio, Candidoni e Lamezia Terme. Al vertice dell’organizzazione, riporta il Corriere della Calabria, Alvaro è stato affiancato da Vincenzo Violi, entrambi indicati come figure chiave nel coordinamento delle attività criminali.

Dalle intercettazioni emergono descrizioni dettagliate di Alvaro come un uomo temuto e rispettato all’interno della cosca, con una reputazione di inflessibilità e brutalità. Viene descritto come pronto a usare la violenza per mantenere l’ordine e assicurarsi che le regole della cosca venissero rispettate. In una conversazione intercettata tra due sodali, Carmine Barone e Marcello Spirlì, Alvaro viene descritto come una persona disposta ad usare un’arma per punire chiunque non rispettasse le direttive del clan: «(…) ho detto che lo zio Mico viene e di stare tranquillo che si porta la pistola e li spara a tutte e due… fa una fossa e li sotterra li, anzi li getta in pasto al maiale, eh. Perché per il tipo che é lo zio Mico, se sa queste cose qua…».

La capacità dell’organizzazione di riorganizzarsi rapidamente anche in seguito a operazioni di polizia, come quella denominata “Eyphemos,” dimostra l’influenza e la resilienza della cosca Alvaro. Il dominio di Domenico Alvaro, infatti, non è stato scalfito neanche dagli arresti di altri membri della famiglia, confermando il suo ruolo centrale nella gestione delle attività illecite della ‘ndrangheta in quell’area.

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