Economia & società

Tassa di soggiorno, in Calabria la applica solo un Comune su quattro

La disciplina della tassa di soggiorno, potrebbe essere oggetto di una revisione secondo quanto trapela rispetto alla bozza di decreto

tropea mare settembre 2020

Un comune calabrese su quattro, tra quelli che ne avrebbero diritto, ha scelto di applicare l’imposta di soggiorno. È quanto emerge da un’elaborazione di Centro studi enti locali basata su dati Mef, Banca d’Italia e Istat. Sono 67 sul totale complessivo di 404 gli enti che, nella regione, hanno avuto incassi grazie a questo tributo dal 2019 al 2003. E i 67 comuni eleggibili, quelli titolati cioè ad applicare la tassa, rappresentano il 25 per cento del totale degli eleggibili che ammonta a 271 enti. Ad oggi, secondo la normativa vigente, l’imposta può essere istituita dai capoluoghi di provincia e dai comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o delle città d’arte e da quelli che hanno sede giuridica nelle isole minori o nel cui territorio insistano isole minori. In Calabria i comuni che hanno usufruito di questa possibilità sono stati 49 nel 2019, 53 (nel biennio 2020-2021), 67 nel 2022 e 67 nel 2023.

Nell’area del lametino, ad esempio, le scelte delle amministrazioni sono state diverse: nella città di Lamezia Terme – nonostante un dibattito aperto negli anni scorsi – non esiste alcuna imposta, mentre la tassa è stata applicata a Gizzeria, Falerna e Nocera Terinese. E’ in vigore, ancora, a Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e nelle principali località turistiche marinare. La disciplina della tassa di soggiorno, da quanto è emerso in relazione ad alcune anticipazioni circolate nei giorni scorsi su una bozza di decreto, potrebbe essere oggetto di una revisione con la possibilità di estendere a tutti i comuni italiani l’applicazione del tributo.