Cronaca

Maxiprocesso alla criminalità organizzata: condanne in Appello (NOMI)

Per gli altri 64 imputati sono state emesse diverse riduzioni di pena, con alcune abbattute in misura significativa

tribunale

Ieri sera, nell’aula bunker del carcere di Gazzi a Messina, è stata emessa la sentenza finale del maxiprocesso d’appello riguardante la cosiddetta mafia dei pascoli nei Nebrodi. Questa inchiesta ha svelato un vasto sistema di truffe perpetrate dai clan mafiosi locali, che avrebbero sottratto milioni di euro di fondi pubblici destinati all’agricoltura, attraverso frodi ai danni dell’Unione Europea e dell’Agea. Il verdetto ha portato a 65 condanne, con il caso di Gino Calcò Labruzzo che ha visto confermata integralmente la sentenza di primo grado. Per gli altri 64 imputati sono state emesse diverse riduzioni di pena, con alcune abbattute in misura significativa. Inoltre, ci sono stati 18 assoluzioni totali e 6 prescrizioni complete, assieme a numerose assoluzioni e prescrizioni parziali.

Il processo ha confermato, come già stabilito in primo grado, l’accusa di associazione per delinquere semplice per il gruppo Faranda-Crascì, considerato vicino ai Bontempo Scavo, mentre è stata confermata la configurazione mafiosa per il gruppo dei Batanesi. La condanna più pesante è stata inflitta a Sebastiano Bontempo, che dovrà scontare 20 anni e 6 mesi di reclusione. La pena per Salvatore Aurelio Faranda è stata ridotta a 20 anni, rispetto ai 30 iniziali. L’ex sindaco di Tortorici, Emanuele Galati Sardo, ha visto la sua condanna ridursi da 6 anni e 2 mesi a 3 anni e un mese, a seguito di prescrizioni, sebbene sia stato parzialmente accolto l’appello del pm per due ulteriori capi d’imputazione.

Il processo rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata e le frodi ai danni delle istituzioni pubbliche, con un’attenzione particolare alle strutture mafiose radicate nei territori rurali.