Cronaca

‘Ndrangheta nel Vibonese: le rivelazione del pentito e il potere del boss (NOMI)

Il capo del clan descritto come "un leader che non minacciava direttamente, ma che tutti sapevano di dover pagare"

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Pasquale Megna, collaboratore di giustizia e membro della famiglia Mancuso, ha parlato durante l’udienza del processo “Maestrale-Carthago” riguardo al villaggio turistico Sayonara a Nicotera Marina, noto per essere stato un luogo di incontri tra Cosa Nostra e la ‘Ndrangheta durante il periodo delle stragi.
Megna ha spiegato che la struttura, finita all’asta a causa dei debiti, “è stata presa in gestione da Francesco Rapisarda, un siciliano, con l’accordo di Luigi Mancuso”. Nessuno, secondo Megna, “poteva acquistare beni nella zona senza il permesso dei Mancuso”. L’acquisto del Sayonara era gestito da Mancuso tramite il padre di Megna e i siciliani coinvolti dovevano pagare una tangente, che Megna definisce come “estorsione”, per ottenere la gestione. Questi pagamenti erano di circa 10.000 euro e ogni affare doveva finire nelle tasche di Luigi Mancuso, descritto come “un leader che non minacciava direttamente, ma che tutti sapevano di dover pagare. I proprietari originari della struttura erano stati solo promessi villette come compensazione per la perdita del villaggio”.

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