Cronaca

Intestazione fittizia beni, assolti a Vibo Emanuele Mancuso e Carmine Prestia

tribunale-vibo-cc.jpg

Assoluzione perchè “il fatto non sussiste”. Questa la sentenza emessa dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto dal giudice Lorenzo Barracco (a latere i giudici Graziamaria Monaco e Anna Moricca) nei confronti di Emanuele Mancuso, 27 anni, di Nicotera, e di Carmine Prestia, 25 anni, di San Calogero. Erano accusati di intestazione fittizia di beni al fine di eludere eventuali misure di prevenzione nei confronti di Mancuso.

I fatti. Nel luglio 2010, i carabinieri della Compagnia Carabinieri di Tropea avevano tratto in arresto Emanuele Mancuso, figlio di Pantaleone Mancuso, 54 anni, detto “l’Ingegnere”, il boss dell’omonimo clan catturato lo scorso anno in Argentina dopo un periodo di latitanza. Sorvegliato speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno all’epoca nel comune di Nicotera, Emanuele Mancuso era stato tratto in arresto per  resistenza a pubblico ufficiale, violazione degli obblighi della sorveglianza speciale e guida senza patente nautica. Mancuso era stato sorpreso da una motovedetta dell’Arma, di stanza al porto di Vibo Marina, mentre navigava a forte velocità nello specchio acqueo antistante Capo Vaticano, a bordo di un potente acquascooter. Sfuggito al controllo della motovedetta, era stato rintracciato da un elicottero dell’8° Elinucleo Carabinieri di Vibo Valentia e dai militari dell’Arma a Nicotera. Tratto in arresto si era visto sequestrare anche l’acquascooter e il processo a suo carico per la violazione della sorveglianza è tuttora in corso.

L’acquascooter. Parallelamente a tale procedimento, la Procura di Vibo aveva ottenuto dal gup il rinvio a giudizio di Emanuele Mancuso e Carmine Prestia, quest’ultimo intestatario dell’acquascoter che per l’accusa sarebbe stato il sistema (paventata intestazione fittizia) per permettere a Mancuso di eludere eventuali misure di prevenzione. Il pm in aula aveva chiesto al Tribunale di risentire in aula uno dei verbalizzanti (un maresciallo presente sulla motovedetta all’epoca dell’arresto di Mancuso). Le difese degli imputati, rappresentate dagli avvocati Mario Bagnato per Mancuso e Francesco Sabatino per Prestia si erano però opposte. Il Tribunale, concordando con le difese, ha quindi ritenuto chiusa l’istruttoria dibattimentale e lo stesso pm, non ravvisando elementi idonei per chiedere la penale responsabilità degli imputati, ha avanzato al Tribunale pure lui l’assoluzione perchè il “fatto non sussiste”. Dopo una breve camera di consiglio, quindi, i giudici hanno emesso la sentenza assolutoria. (g.b.)

Più informazioni