Cronaca

Salerno: giudice ordina perizia psichiatrica su Leone Soriano

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Il boss di Filandari imputato per diffamazione ai danni di tre ex magistrati di Vibo

di GIUSEPPE BAGLIVO

Perizia psichiatrica su Leone Soriano, 49 anni, indicato come capo dell’omonimo clan di Filandari. A disporla è stata ieri la seconda sezione penale del Tribunale monocratico di Salerno, presieduta dal giudice Ubaldo Perrotta, dove Leone Soriano è imputato del reato di diffamazione aggravata ai danni di tre ex giudici del Tribunale e della Procura di Vibo: Nunzio Naso, Patrizia Pasquin ed Alfredo Laudonio, gli ultimi due sospesi dal Csm dalle funzioni e dallo stipendio in seguito al loro coinvolgimento in due distinte vicende giudiziarie (operazione “Dinasty 2-Do ut Des” per la Pasquin, ed i risvolti relativi al decesso della 16enne Federica Monteleone, oltre ad una vicenda di presunti rimborsi ingiustificati, per Laudonio). Il Tribunale di Salerno ha affidato l’incarico per l’espletamento della perizia psichiatrica su Leone Soriano al professore Antonello Crisci, mentre la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Diego Brancia, ha già nominato il professore Franco Bruno quale perito di parte. Secondo l’accusa, Leone Soriano nel 2007 avrebbe spedito delle lettere, ritenute diffamatorie dalla Procura di Salerno, ad un quotidiano locale. Nel “mirino” delle “missive” dell’esponente dell’omonimo clan di Filandari erano finiti i tre magistrati Patrizia Pasquin, Nunzio Naso e l’allora procuratore di Vibo, Alfredo Laudonio, che non si sono costituiti parti civili nel processo a Salerno. Leone Soriano attualmente sta scontando in carcere una pena definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso consumata ai danni di un imprenditore del Vibonese. Il 28 maggio scorso, Leone Soriano, è stato condannato dalla Corte d’Appello di Catanzaro a 15 anni e 6 mesi di reclusione per associazione mafiosa nell’ambito del processo nato dall’operazione antimafia denominata “Ragno” scattata su indagini dell’allora comandante della Stazione dei carabinieri di Vibo Valentia, Nazzareno Lopreiato, con il coordinamento dell’allora pm della Dda di Catanzaro Giampaolo Boninsegna. I giudici di secondo grado con tale sentenza hanno totalmente ribaltato la sentenza del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto all’epoca dal giudice Fabio Regolo, che nel maggio 2014 aveva condannato Leone Soriano solo per un reato minore (1 anno e 6 mesi), assolvendolo dal reato associativo.

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