Cronaca

Commercianti strozzati dall’usura nel Catanzarese, l’indagato al gip: “Non ho fatto alcun prestito”

Galati ha fornito la sua versione dei fatti durante l'interrogatorio di garanzia, mentre la moglie Taverniti ha optato per il silenzio

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“Non ho fatto prestiti e di conseguenza non ho preteso interessi, ma solo degli investimenti e dei guadagni. Avevamo degli affari in comune nell’acquisto dell’oro, ma lei (la commerciante ndr), ha fatto investimenti sbagliati e non riusciva ad entrare nel capitale versato”. Ha fornito la sua versione dei fatti Francesco Galati, 43 anni di Guardavalle, raggiunto da una misura cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda, per i reati di estorsione e usura. Durante l’interrogatorio di garanzia, durato per oltre un’ora con una piattaforma protetta da remoto e in video collegamento dal carcere di Siano con il gip e il legale difensore Vincenzo Cicino, ognuno dalle proprie postazioni, l’indagato si è difeso dalle accuse, smontando la ricostruzione fornita dalla vittima, che con la sua denuncia ha fatto scattare le indagini dei carabinieri. Il legale difensore ha chiesto al gip la revisione della misura cautelare in atto per l’indagato. Si è avvalsa invece della facoltà di non rispondere la moglie di Galati, Giuseppina Taverniti, anche lei raggiunta da una misura cautelare, ma agli arresti domiciliari per usura e estorsione. Assistita dal legale Vincenzo Cicino, ha preferito il silenzio non avendo avuto ancora contezza degli atti di indagine.  Ad entrambi la Dda contesta l’aggravante della mafiosità, esclusa, però dal gip, che ha emesso l’ordinanza.

L’inchiesta. Le indagini hanno avuto inizio nel maggio 2019, a seguito della denuncia presentata alla Compagnia dei carabinieri di Soverato dalle vittime, titolari di un esercizio commerciale e un’attività produttiva, ed è stata sviluppata attraverso indagini tecniche (intercettazioni telefoniche, ambientali e analisi di dati), attività tradizionali (osservazioni, controlli e pedinamenti) e accertamenti patrimoniali. Gli elementi acquisiti nel corso dell’attività investigativa hanno consentito di accertare le difficoltà economiche e il conseguente stato di bisogno delle vittime, indotte a ricorrere a canali abusivi di credito, ricevendo in prestito dagli usurari la somma iniziale di 20mila euro nel 2016 e ulteriori dazioni successive, per complessivi 200mila euro.

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