Cronaca

Studentessa sequestrata e uccisa, quattro calabresi alla sbarra (NOMI)

Sono considerati vicini ad alcune famiglie di 'ndrangheta

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A quasi cinquant’anni dal tragico sequestro e omicidio di Cristina Mazzotti, una nuova fase processuale potrebbe finalmente portare alla luce la verità e fare giustizia per una delle pagine più buie della cronaca italiana. La diciottenne studentessa fu la prima donna a essere rapita nel Nord Italia dall’Anonima sequestri calabrese, un gruppo criminale legato alla ‘ndrangheta, trapiantato nel Nord.

Il sequestro avvenne il primo luglio 1975 a Eupilio, in provincia di Como, mentre Cristina stava tornando a casa. Fu condotta in una prigionia brutale, che si concluse tragicamente con la sua morte a Castelletto Ticino. Nonostante le lunghe indagini e processi successivi, molti aspetti del caso rimangono irrisolti.

Ora, grazie a una nuova inchiesta condotta dalla Procura antimafia, quattro persone sono state rinviate a giudizio: Giuseppe Morabito, Antonio Talia, Demetrio Latella e Giuseppe Calabrò, tutti con legami con la ‘ndrangheta reggina e residenti nel Nord Italia. Il processo, che si aprirà il 24 settembre presso la Corte d’assise di Como, rappresenta una nuova speranza per fare finalmente chiarezza e chiudere il cerchio su un caso che ha sconvolto l’Italia.